Cosa significa insegnare una lingua

Lucio Giuliodori

 
Come sosteneva Wilhelm von Humboldt, insegnare una lingua implica acquisire la possibilità di sbirciare dalla finestra di una nuova cultura, la lingua infatti secondo il celebre linguista, è il prisma in cui è impressa la cultura di un popolo e addirittura l’attività stessa delle sue forze spirituali. Un secolo dopo, gli fa eco Wittgenstein nelle Ricerche filosofiche affermando che «rappresentarsi una lingua, significa rappresentarsi una forma di vita…», il filosofo inoltre, va ancora più a fondo nel Tractatus quando dichiara che «i limiti del linguaggio sono i limiti del mondo».
La lingua dunque va a configurarsi quale rappresentazione del reale in riferimento ad una specifica visione del mondo.

Se l’appropriarsi di un idioma dischiude dunque nuove possibilità permettendo di valicare limiti inerenti proprio alla realtà stessa, l’insegnamento della medesima dovrà essere un compito  che inerisce non solo ad una prospettiva morale e pedagogica ma anche ermeneutica e spirituale.
L’insegnare prende i lineamenti di un’arte attraverso la quale si vanno a plasmare delle forme che esistono nell’ individuo solo allo stato di modello, cioè di potenza e di possibilità. L’insegnante, attraverso un atto maieutico, attualizza questa potenza, rende esplicito ciò che nello studente è implicito. 
Il docente non è il vero protagonista dell’insegnare in sé, protagonista è invece il processo che egli mette in moto nella mente dello studente attivizzando la sua volontà e il suo desiderio di conoscenza ulteriore. L’insegnante supervisiona, supporta e direziona tale percorso di apprendimento, di fatto un’energia che una volta innescata viaggia da sé tetragona e indisturbata.

L’insegnante deve essere l’artefice di una messa in moto che prende forma nell’epicentro della volontà dello studente, configurata tramite un’abilità in atto e una potenzialità liberata. Il docente, per dirla metafisicamene, indica dei luoghi, delle arcane dimore dove riposano gli archetipi, lo studente deve semplicemente trasmutarli nella “realtà materiale”: il vero demiurgo in somma è sempre e solo lo studente, l’insegnante motiva, sprona, dirige, evoca, incrementa e modella una passione che una volta nata, semplicemente vive.


E se l’essenza della vita sta nel divenire, nel prosperare, nel migliorare – tutto in natura prospera e migliora, tutto segue un suo corso di perfezionamento costante ed inevitabile, dal semplice filo d’erba alla coscienza di una persona – si può facilmente evincere quanto l’imparare non sia altro che un piacevole migliorarsi, completarsi, arricchirsi: imparare deve essere piacevole, è piacevole: più miglioro, più sono felice.
Anche imparare una lingua dunque può contribuire ad accrescere la mia felicità: la felicità di ridisegnare i limiti di un nuovo mondo.




Lucio Giuliodori










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